Politiche energetiche e azione locale: un nuovo protagonismo delle città
25 Giugno 2011Green Economy: capitale sociale e inclusione
25 Maggio 2017Politiche per le aree verdi periurbane e metropolitane
Seminario INU – Lazio
Gruppo di lavoro Area metropolitana romana
Roma, 22 marzo 2013 - Giovanni Cafiero
Città dell’altra economia, Campo Boario dell’ex Mattatoio.
1. Le aree periurbane : uno sguardo europeo
Secondo Eurostat (Regional YearBook 2011) 339,7 milioni di persone, il 68% della popolazione dell’Unione Europea vive in aree urbane.
La aree classificate come periurbane hanno in Europa un estensione territoriale di 48.000 km2 pari a quella delle aree urbane ma hanno una densità e una popolazione complessiva pari alla metà.
La aree periurbane sono definite “aree a sviluppo edilizio discontinuo contenenti insediamenti di meno di 20.000 abitanti con una densità media di almeno 40 abitanti per Km2, misurata su celle di ampiezza di 1 Km2” (Progetto PLUREL – VI Programma Quadro di Ricerca della Commissione Europea). Se sommiamo le aree urbane e le aree periurbane abbiamo dunque un insieme di popolazione pari a circa il 75% dell’intera popolazione dell’Unione Europea, per un totale di 374,8 milioni di persone.
Nell’ambito delle politiche regionali europee la somma dell’area urbana e dell’area periurbana da luogo spazialmente alla individuazione della “area funzionale urbana”. La somma dell’area funzionale urbana e dell’interland rurale dà luogo alla “regione urbano-rurale”.
urban area + peri-urban area = Functional Urban Area
urban area + peri-urban area + rural hinterland = Rural-Urban Region (RUR)
Se consideriamo le aree periurbane in termini di mercati di riferimento per le attività economiche che vi si svolgono come una zona di connessione tra aree urbane e aree rurali e non come una componente periferica delle aree urbane, possiamo immediatamente apprezzare le potenzialità specifiche che possono offrire.
Consideriamo allora le aree periurbane come un anello che è in realtà al centro di importanti reti territoriali, ambientali, sociali e funzionali.
Dal punto di vista delle performance economiche, le aree periurbane sono anche luogo di innovazione e di sviluppo di servizi e occupazione. Il 25% per cento delle regioni periurbane europee sono infatti classificate dall’UE come regioni “altamente innovative”.
Allo stesso tempo dobbiamo considerare che la aree periurbane per la loro ampia dotazioni di aree verdi e, talvolta, per il minore costo delle abitazioni dovuto spesso a una cattiva gestione urbanistica, perché da un lato non provvede a garantire l’offerta necessaria a un costo adeguato, dall’altro esternalizza i costi ambientali, sono soggette a una notevole pressione insediativa, che induce un fenomeno assai negativo di parcellizzazione e consumo dei suoli.
Secondo i più aggiornati studi europei (Peri-urbanisation in Europe: Towards a European Policy to Sustain Urban-Rural Futures, Berlino, 2011) si stima che il tasso di crescita delle aree periurbane, pari allo 1,4% - 2,5% annuo, un tasso che è circa 4 volte il tasso di crescita delle aree urbane (0,5% - 0,6% annuo), ove non rallentasse potrebbe portare nell’arco di 30-40 anni ad un raddoppio dell’estensione delle aree periurbane con un rilevantissimo consumo di suolo agricolo, un decadimento della qualità del paesaggio e un importante aumento della frammentazione delle reti ecologiche.
2. Crisi e politiche creative
La crisi economica e istituzionale gravissima che stiamo attraversando richiede la sperimentazione di nuove modalità di coinvolgimento degli attori sociali ed economici che determinano la trasformazione e la gestione della città e delle aree periurbane. Sono dunque necessarie politiche creative. Queste politiche sono creative non in quanto prive di presupposti concreti, ma in quanto compongono e integrano in un progetto d’insieme, che produce nuovi valori e significati, fattori ed attività basate su fondamenti (economici, tecnici, culturali, normativi) reali, esistenti o possibili, in grado di produrre effetti positivi per la rigenerazione della città e la qualità del paesaggio. La continua evoluzione dell’economia, della tecnica, dei bisogni materiali e immateriali che esprime la società richiede e dà valore alla capacità di perseguire l’interesse collettivo in modo creativo, con il coinvolgimento della società civile e delle imprese.
Le aree periurbane possono essere considerate un ambiente assai fertile per l’innovazione e per politiche creative in grado di valorizzare le forze vive della comunità urbana.
3. L’innovazione: nuovo e utile
“Un risultato nuovo ha valore, se ne ha, nel caso in cui stabilendo un legame tra elementi noti da tempo, ma fino ad allora sparsi e in apparenza estranei gli uni agli altri, mette ordine, immediatamente, là dove sembrava regnare il disordine [...] Inventare consiste proprio nel non costruire le combinazioni inutili e nel costruire unicamente quelle utili, che sono un'esigua minoranza. Inventare è discernere, è scegliere [...] fra tutte le combinazioni che si potranno scegliere, le più feconde saranno quelle formate da elementi tratti da settori molto distanti”
Henri Poincaré (1854/1912), scienziato e matematico, da Scienza e metodo, 1906
4. La formula della creatività
C'è una prima caratteristica necessaria (le combinazioni prodotte devono essere nuove), e c'è un criterio per stabilire se la novità prodotta ha valore creativo (che le combinazioni trovate siano, oltre che nuove, anche utili è la condizione necessaria e sufficiente).
Le categorie di nuovo e utile spiegano l'essenza dell'atto creativo: superare le regole (il nuovo) per istituire una migliore regola condivisa (l'utile).
Insomma, Poincaré istituisce una norma semplice che riconduce la multiformità dei gesti creativi possibili alla formula
C = n · u
In sostanza la creatività è il prodotto di una quantità di "nuovo" e di una quantità di "utile". In ogni caso novità e utilità devono essere compresenti, e non possono essere uguali a zero (né ovviamente negativi): in totale assenza di novità, o di utilità, non possiamo definire "creativa" un'idea.
5. Creatività e utilità: il paesaggio delle aree periurbane
Le aree periurbane, dove è meno riconoscibile la “forma urbis” ed è difficile riscontrare quei caratteri della ruralità che costituiscono un valore riconosciuto del patrimonio culturale italiano, non sono, come ha per anni affermato l’urbanistica, “aree compromesse” da utilizzare per le esigenze che il centro non può assolvere (dalla edilizia sociale … alle discariche).
Si tratta invece di aree ricche di contenuti diversi, che attraverso nuove combinazioni possono coniugare creatività e utilità.
6. Inclusione sociale: gli spazi di margine come spazi della diversita’
Molti studi delle discipline umane e sociali hanno evidenziato il ruolo determinante nelle politiche di integrazione sociale che ha l’habitat. Per molti gruppi sociali cui sono indirizzate politiche urbane, esso è costituito dalle aree periferiche e marginali.
Nel caso delle periferie urbane europee l’habitat non può essere rappresentato con generiche denunce sulle carenze di servizi e sulla presenza del degrado. Le aree periurbane delle città europee sono anzi spesso ricche di beni culturali e ambientali diffusi e di aree agricole interstiziali che rappresentano una base importante per la qualificazione dell’habitat e per il moltiplicarsi di esperienze di intrapresa legate allo sviluppo locale.
In questi casi il posizionamento in contesti di margine può rappresentare un potenziale di espressione di significati e attività del tutto originali. “Così le periferie, i margini, esprimono i significati che i centri a livello esplicito negano o reprimono e i margini, intesi come alterità, divengono il luogo che esprime tutte le entità sociali e culturali” (R. Shields).
Ne consegue che “la società del centro permette alle sue marginalità di realizzare quei percorsi culturali, politici ed economici negati dal modello esplicito che afferma” (Matilde Callari Galli).
7. La liberalizzazione del welfare e dei servizi urbani: gli spazi di margine come spazi per l’offerta di servizi innovativi
Il sistema di welfare europeo, specie nei paesi dell’area mediterranea, ma non in generale in tutta l’UE, sta entrando in crisi in conseguenza di due spinte divergenti: da un lato la crescita continua della spesa, dall’altro il rallentamento significativo, quando non il processo di recessione, della crescita del Prodotto Interno Lordo, con conseguente rallentamento delle entrate fiscali, cui per troppi anni si è risposto con un progressivo indebitamento.
Di fronte alla crisi del sistema del welfare e dei servizi pubblici urbani una delle possibili risposte, nell’ambito di una strategia certamente variegata e complessa è nel promuovere un modo nuovo di organizzare l’offerta di servizi che coinvolga maggiormente l’impresa privata attraverso un’offerta diffusa e diversificata di servizi, sia di prossimità nelle aree di maggiore bisogno sociale, quali sono spesso le aree periferiche, sia di diversa natura in circuiti low-cost.
E’ inoltre importante, con riferimento al sistema di welfare, agire nell’ambito di una strategia urbana che si basi su un modello integrato di servizi pubblico – privato secondo i nuovi canoni costituzionali della sussidiarietà.
Tra le possibili linee di impresa per le aree periurbane:
- Sviluppo di filiere legate alle produzioni agricole, dai prodotti a chilometro zero, ai gruppi di acquisto, ai mercati dei produttori, alla intera filiera dei “Food” per il mercato urbano e metropolitano
- sviluppo dell’agricoltura sociale sia valorizzando le esperienze esistenti, sia creando le condizioni di contesto per lo sviluppo di nuove iniziative con particolare riferimento all’incontro fra mondo agricolo e mondo del sociale e della sanità (fattorie sociali);
- sviluppo delle esperienze di fattorie didattiche quale momento di incontro fra attività agricole e strutture scolastiche per la crescita culturale delle popolazioni urbane ed il recupero presso le nuove generazioni dei valori della ruralità e dell’ambiente;
- sviluppo di un sistema integrato e di facile accessibilità (network) di ospitalità rurale per la creazione di un sistema di turismo low cost che indirizzi nelle aree periurbane parte del flusso dei visitatori delle Città e offra al mondo imprenditoriale locale occasioni di diversificazione di reddito;
- sviluppo di attività ed eventi culturali nelle aree agricole (teatro, arte, musica, etc) al fine di offrire integrazioni del reddito alle aziende e una offerta, complementare a quella urbana, in grado di alleggerire l’impatto sui centri storici, evitando o attenuando le situazioni particolarmente critiche che si riscontrano nei centri antichi delle città d’arte tra giugno e settembre di ogni anno.
8. Occupazione giovanile e creazione di imprese: gli spazi di margine come spazi del fare
Pochi ricordano che agli albori della rivoluzione industriale i luoghi di nascita delle prime officine sono stati le aree rurali intorno alle città, dove le comunità e i lavoratori alternavano i lavori nei campi con i lavori nei laboratori tessili, meccanici, etc. Studiosi dell’800, come lo scienziato e geografo russo PËTR ALEKSEJEVIC KROPOTKIN ha documentato nel saggio Campi, fabbriche, officine (1913).
Gli insediamenti rurali periurbani erano dunque per eccellenza gli spazi del fare.
Solo successivamente le fabbriche si sono accentrate in grandi stabilimenti intorno alle aree urbane per poi lasciare nelle aree urbane solo i centri direzionali delle aziende e delocalizzare gli stabilimenti nelle aree rurali, e poi di recente anche in altri paesi nel contesto della globalizzazione.
Ma le città oggi sono soprattutto luogo di disoccupazione giovanile. Le attività del terziario tradizionale e del terziario pubblico possono assorbire solo una parte di questa offerta. Si tratta di creare nuove occasioni di lavoro che rispondano a mutate esigenze del mercato e dei bisogni della società.
9. Reti ecologiche territoriali e locali
L’insieme degli spazi verdi e agricoli periurbani, della rete idrografica minore costituiscono alcune delle componenti di reti ecologiche locali. I valori naturalistici presenti a livello locale sono anche elementi di più vasti sistemi ecologici e ambientali.
Le aree che compongono queste reti ecologiche assumono un’importanza significativa per monitorare il comportamento dell’ambiente a contatto con i sistemi urbani e lo stato dell’ambiente urbano nel suo complesso.
10. Che fare
Riavviare un radicale cammino riformista nelle politiche urbane e territoriali attraverso:
- La riforma e rivitalizzazione in un contesto istituzionale rinnovato e coordinato di rango metropolitano del sistema di aree protette di Roma (RomaNatura, Appia Antica, Parco di Veio, Riserva del Litorale, etc) , sistema nato come uno dei possibili attori dell’innovazione e affossato nell’ultimo decennio da politiche miopi e conservatrici o da pratiche di lottizzazione.
- L’attuazione immediata, nell’ambito di un processo di rafforzamento della partecipazione locale e del decentramento amministrativo, delle previsioni di Parchi agricoli urbani, contenute sia nel nuovo PRG di Roma, sia del PTPG.
- Il contrasto al consumo di suolo attraverso la revisione delle manovre urbanistiche fondate sull’utilizzo diffuso di aree verdi e agricole.
- La promozione in chiave culturale e turistica del brand Campagna Romana nell’integrazione tra un patrimonio archeologico straordinario e paesaggi agricoli resi noti in tutto il mondo nei secoli attraverso l’opera immortale di letterati e artisti.
- La liberalizzazione dei principali servizi ambientali nella direzione del decentramento, dell’apertura alla concorrenza e della terzietà delle valutazioni su risultati, qualità ed efficienza dei servizi (es. raccolta differenziata).
- L’adozione di un Piano di Azione per le aree periurbane che integri politiche urbanistiche e politiche di sviluppo sociale ed economico per:
-
- la promozione di un sistema di servizi per l’inclusione sociale
- la promozione di servizi di educazione ambientale convenzionati con il sistema scolastico cittadino
- lo sviluppo di nuove imprese per i servizi ambientali per la città (raccolta differenziata decentrata, servizi per l’efficienza energetica, manutenzione del verde, etc)
- servizi di conciliazione famiglia lavoro (asili nido, servizi e tempo libero per bambini o per anziani, etc) in grado di aiutare le giovani famiglie, facilitare l’imprenditoria e il lavoro femminile.
- servizi e forniture per la filiera del cibo
- servizi e spazi per la cultura e il tempo libero attraverso il recupero di dei beni culturali dimenticati
- servizi e spazi per l’innovazione e l’imprenditorialità giovanile attraverso il recupero di aree ed edifici dismessi
- una specifica attenzione alle aree agricole e alle aree periurbane del sistema metropolitano romano nella nuova programmazione 2014-2020 (Fondi per lo Sviluppo Regionale, Fondo Sociale Europeo, Piano di Sviluppo Rurale).