Politiche per le aree verdi periurbane e metropolitane
26 Giugno 2013Politiche energetiche e azione locale: un nuovo protagonismo delle città
Giugno 2011
- Una proposta di azione energetica a livello locale: dalle residenze alla città
L’analisi delle politiche nazionali in termini di risparmio energetico in edilizia, i ben noti provvedimenti sulla detrazione fiscale del 55%, evidenziano come le politiche di incentivo di livello nazionale siano in grado di creare un effetto di moltiplicazione quantitativa degli interventi ma non sono in grado di garantire una qualità elevata degli interventi stessi.
Infatti gli incentivi fiscali vengono utilizzati come elemento accessorio a lavori di ristrutturazione o di sostituzione degli impianti che nascono su presupposti del tutto diversi e che non sono programmati sulla base di una conoscenza del comportamento energetico globale dell’edificio.
Si ricorre quindi all’intervento di detrazione per favorire l’efficienza energetica in edilizia per elementi isolati, prevalentemente sostituzione di finestre o caldaie, ma raramente si effettua un intervento globale, che richiede una valutazione complessiva del funzionamento energetico dell’edificio, un attività di vero e proprio audit energetico.
Uno studio europeo da me condotto come responsabile di ricerca per l’Italia ha consentito di evidenziare come gli interventi di rigenerazione energetica globale dell’edificio e, in genere, i risultati più significativi si ottengono laddove gli enti locali si attivano con specifiche azioni di sostegno e promozione di interventi energetici.
Uno studio europeo da me condotto come responsabile di ricerca per l’Italia ha consentito di evidenziare come gli interventi di rigenerazione energetica globale dell’edificio e, in genere, i risultati più significativi si ottengono laddove gli enti locali si attivano con specifiche azioni di sostegno e promozione di interventi energetici.
La proposta di promuovere Masterplan Energetico-urbanistici e Piani di azione energetica locali, è stata anche discussa al recente Convegno di Dubrovnik Energy Management in Cultural Heritage promosso da United Nations Development Program (UNDP) e Unesco. Tra le esperienze di punta in Italia vanno annoverate quelle in corso in provincia di Bolzano, dove numerosi comuni e la stessa Provincia hanno promosso numerose iniziative all’insegna dell’obiettivo di raggiungere lo stato di Comuni a zero emissioni di CO2. Alla base di questo importante obiettivo deve porsi la ricerca di una forte integrazione tra l’obiettivo ambientale globale e l’utilità sociale ed economica locale. L‘integrazione tra obiettivi globali e obiettivi locali diffusi determina il successo delle iniziative e la diffusione su ampia scala delle migliori pratiche, con benefici significativi per la qualità della vita, per i conti economici delle famiglie, per la competitività delle imprese, per i bilanci dei comuni, fin su ai bilanci energetici nazionali, com’é noto fortemente dipendenti dall’estero. Si tratta della migliore risposta alle esigenze della società e del Paese, coerente con l’indirizzo antinucleare chiaramente emerso dopo il referendum del 13 giugno e con le nuove istanze di partecipazione alle politiche che ne sono alla base. Tra i punti salienti dei piani di azione energetici più avanzati: la definizione di un masterplan energetico urbano l’attività di consulenza al risanamento energetico di edifici privati I servizi di consulenza per la gestione energetica degli edifici e delle attività produttive, il cosiddetto management energetico, che consente di ridurre i consumi anche senza interventi 2 edilizi tradizionali la diffusione degli impianti fotovoltaici sulle coperture degli edifici e dei parcheggi l’integrazione delle fonti energetiche, ad esempio attraverso la diffusione dell’utilizzo di biomasse di origine agricola o zootecnica o la diffusione di impianti microelici adatti a contesti paesaggistici e storici di pregio la diffusione di mezzi di trasporto pubblico ecologici e la diffusione di distributori di carburanti alternativi (biogas, biodiesel, bioetanolo e idrogeno) e di punti di ricarica di auto elettriche.
- Il settore civile residenziale nelle politiche energetiche
Il settore dell'edilizia, tra i più energivori del contesto europeo, è stato identificato come un settore cruciale rispetto agli obiettivi europei di risparmio energetico e di riduzione delle emissioni di CO2. Tra i vari settori economici, inoltre, quello dell'edilizia garantisce le condizioni più favorevoli in materia di riduzione dei consumi energetici e di emissioni di gas ad effetto serra.
Secondo l'insieme degli attori, il maggiore potenziale di risparmio energetico oggi si situa negli interventi di riqualificazione energetica dell'edilizia esistente e, in particolare, nell'edilizia residenziale. Nel caso dei maggiori paesi europei l'edilizia residenziale rappresenta più della metà dei consumi del parco edilizio esistente e una parte consistente di essa presenta caratteristiche termiche che potrebbero essere migliorate.
Se l'edilizia residenziale privata presenta un potenziale di risparmio energetico tra i più considerevoli, diversi fattori concorrono tuttavia a rendere questo obiettivo di difficile attuazione:
- la vastità del contesto edilizio di riferimento;
-il carattere estremamente differenziato del parco(ogni caso singolo è visto come un caso particolare che necessita di interventi personalizzati, non standardizzabili, quindi costosi) ;
- l'esistenza di numerosi freni alla riqualificazione termica (deficit d'informazione dei privati, professionisti insufficientemente formati ad un approccio d'insieme rispetto alla riqualificazione, incentivi insufficienti per i locatori privati ecc.)
Si può constatare che, nonostante questi fattori, diverse iniziative pubbliche e private in favore del risparmio energetico sono comunque state messe in atto nell'edilizia residenziale, tuttavia appare evidente che il potenziale di riqualificazione termica dell'edilizia privata è lontano dall'essere pienamente sfruttato.
Diversi studi mostrano, in particolare, che nel momento in cui si decide di mettere in atto dei lavori di riqualificazione edilizia, le performance energetiche non appaiono sufficientemente prese in considerazione rispetto ad altre.
- Il Parco immobiliare italiano nel settore residenziale
I Fabbricati residenziali in Italia sono 11.226.595, per un totale di 27.268.880 abitazioni. Di queste 6.598.536 sono state costruite prima del 1945. Dal punto di vista dell’efficienza energetica tali abitazioni non risultano però tra le meno performanti, per via del buon comportamento della muratura portante tradizionale. La quota di abitazioni di minor efficienza energetica si può identificare con quella costruita tra il 1945 e il 1981, pari al 56% del totale. Infatti anche se la prima legislazione italiana in materia di efficienza energetica nell’edilizia è del 1976, è noto che come i primi anni di applicazione non abbiano dato i risultati auspicabili anche per la mancanza di controlli e di preparazione del personale tecnico e amministrativo.
Dal punto di vista tipologico-dimensionale i fabbricati sono per il 42% abitazioni mono o bifamiliari. Il Taglio intermedio tra 3 e 15 abitazioni per fabbricato comprende il 36% delle abitazioni. Il 22% delle abitazioni è costituito da grandi complessi immobiliari con più di 16 abitazioni.
La dimensione media dell’alloggio è pari a 91,88 mq.
Le classi di ampiezza più rappresentative sono tra 80 e 99 mq (26%) e tra 60 e 79 mq (21%).
Per quanto riguarda i consumi energetici delle abitazioni in Italia si stima un valore tra i più bassi tra i paesi più sviluppati. Tale valore non dipende però da un elevata efficienza energetica ma dalle condizioni climatiche mediamente favorevoli. Il dato rapportato ai gradi giorno (cioè alle caratteristiche climatiche medie), pari a 169 kWh /mq risulta invece tra i più alti.
La proprietà è il principale titolo di godimento delle abitazioni, pari al 71%, seguono gli affitti con il 20%.
Si segnala per l’Italia un numero di abitazioni non occupate molto elevato, pari al 20%; un dato che risente però di un’alta percentuale di seconde case, circa l’11% del totale delle abitazioni. Tale componente incide negativamente sulla propensione agli interventi di riqualificazione energetica, scoraggiando gli investimenti in considerazione dell’uso ridotto, a carattere stagionale, delle abitazioni.
Per quanto riguarda l’azione di stimolo agli interventi di riqualificazione energetica degli edifici l’Italia ha puntato prevalentemente sugli incentivi fiscali. Il governo ha promosso nel 2007 uno specifico provvedimento che innalza al 55% la detrazione fiscale, con IVA agevolata al 10%, un incentivo maggiore di quello per gli interventi tradizionali di recupero edilizio, pari al 36%, che già dal 1998 comprendeva anche interventi utili al risparmio energetico.
Lo Stato Italiano ha affidato all’ENEA la gestione e il monitoraggio delle domande di detrazione per la riqualificazione energetica. Le domande sono state 106.000 nel solo anno 2007. E’ da segnalare come elemento di conferma della positiva accoglienza del provvedimento nel tessuto sociale ed economico della Nazione il fatto che essendo emerso qualche dubbio in sede governativa sulla conferma o meno del provvedimento alla fine del 2008, l’opinione pubblica, i media nazionali e molte organizzazioni economiche ed enti locali abbiano fortemente sostenuto, con esito positivo, il rinnovo dell’incentivo fiscale anche per il 2009-2011.
Per quanto riguarda le caratteristiche soggettive delle domande presentate emerge una netta prevalenza di privati cittadini (93%) e una ridotta presenza di domande di condomini ed altri soggetti giuridici.
Per quanto riguarda i contenuti tecnici delle domande di agevolazione fiscale del 55%, gli elementi principali emersi sono:
- prevalenza di interventi isolati (in particolare sostituzione caldaie e sostituzione infissi) rispetto ad interventi integrati;
- numero molto limitato di interventi che coinvolgono l’involucro esterno dell’edificio o dell’abitazione.
Per quanto riguarda la decisione di privilegiare la via dell’incentivo fiscale su adesione volontaria da parte dello Stato Italiano è utile fare due notazioni principali:
- Il provvedimento ha svolto anche il ruolo di incentivo alla emersione dell’economia in nero, ancora diffusa negli interventi di recupero nelle abitazioni private, particolarmente nell’Italia del Sud, dove però la perdurante e radicata diffusione dell’economia sommersa ha probabilmente contribuito a limitare la diffusione degli interventi di riqualificazione energetica connessi alle agevolazioni fiscali, rispetto al Nord;
- Il provvedimento ha incontrato il favore del consumatore medio italiano, poco incline all’adesione a complesse e obbligate direttive tecniche e procedurali ma non ha incentivato in modo significativo gli interventi di “riqualificazione energetica globale”.
L’esistenza di perduranti difficoltà nella esecuzione di interventi di riqualificazione energetica dell’involucro edilizio è testimoniata anche dall’esperienza dei “certificati bianchi”[1]
Sebbene la performance generale del meccanismo dei certificati bianchi mostri un andamento molto favorevole e un costante superamento degli obiettivi prefissati e sebbene il settore civile sia complessivamente preponderante e una quota importante dei risparmi certificati (21%) sia attribuita ai fabbisogni termici nel settore civile, dal dettaglio degli interventi eseguiti risulta una percentuale quasi nulla di interventi sull’involucro edilizio.
Su un totale di 1.768 progetti approvati e redatti secondo le schede tecniche standardizzate solo 19 in Italia hanno riguardato l’isolamento di edifici per esigenze di riscaldamento; 22 progetti hanno riguardato l’utilizzo di doppi vetri; 3 l’isolamento di edifici per esigenze di raffrescamento.
Un aspetto peculiare, relativo in generale alla diffusione di interventi di riqualificazione dell’alloggio, emerso dai dati del Censimento 2001 svolto dall’ISTAT sulle abitazioni e riguardante gli interventi nelle abitazioni eseguiti nel decennio precedente l’anno censuario è rappresentato dal fatto che, se in termini assoluti prevale nettamente il numero di interventi in immobili dove abitante e proprietario coincidono, in termini relativi si è registrata una percentuale di interventi non troppo dissimile rispetto alle case occupate da affittuari: 49% nelle case in proprietà e 40% nelle case in affitto. Tale aspetto è forse riconducibile alla maggiore mobilità del mercato immobiliare determinata dalle case in affitto, la quale, evidentemente, costituisce elemento favorente i lavori di ristrutturazione, i quali vengono spesso effettuati in concomitanza con il trasferimento nel nuovo alloggio. Al contrario la maggiore propensione ad investire sulla riqualificazione energetica che dovrebbe caratterizzare un immobile di proprietà potrebbe essere “frenata” dalla scarsa mobilità che caratterizza le case occupate dai proprietari. Il dato sembrerebbe una conferma del fatto che la mobilità, più che la proprietà, è un fattore favorente per i lavori di ristrutturazione, mentre la lunga permanenza nell’alloggio costituisce tendenzialmente un freno.
Da ciò consegue la necessità di stimolare gli interventi di riqualificazione energetica come opzione valida in se e non necessariamente come elemento accessorio rispetto ai tradizionali lavori di ristrutturazione.
- Lo scenario attuale: prospettive e criticità
Il recepimento nella normativa italiana della Direttiva Europea Energy Performance of building (EPBD) costituisce l’elemento più significativo di novità in campo legislativo nazionale.
Va segnalata però la lentezza e la prudenza nell’approvazione della normativa attuativa, che sembrano orientate ad attutirne l’impatto sulla società italiana.
Si teme in sostanza una reazione di insofferenza del tessuto sociale, in particolare dei proprietari privati, all’introduzione di nuovi obblighi e spese connesse alla gestione dell’alloggio e che la certificazione sia percepita come un ulteriore “adempimento burocratico”.
E’ dunque necessario un forte sostegno informativo e una specifica sensibilizzazione ai temi energetici, tali da far percepire la riqualificazione e la certificazione energetica come un investimento valido e socialmente apprezzato e un fattore di valorizzazione economica degli immobili più performanti, sia in caso di affitto che di compravendita.
Un ruolo propulsivo importante, anche se necessariamente discontinuo geograficamente, è svolto dalle Amministrazioni regionali e locali, che, in molti casi più che a livello nazionale, hanno fatto proprio l’obiettivo della riqualificazione energetica dell’edilizia, con una importante produzione di leggi regionali e normative urbanistiche ed edilizie locali che dispongono standard e incentivi alla “edilizia sostenibile”.
Come accennato, un caso di successo è rappresentato dalla regione dell’Alto Adige, dove la normativa urbanistica si è sviluppata in modo integrato con la diffusione di metodi di certificazione energetica di organismi tecnici indipendenti come l’Agenzia “CasaClima”.
Il forte decentramento delle competenze operato in Italia negli ultimi anni induce comunque a ritener che un pieno successo, non limitato alle sole regioni più “virtuose”, dell’obiettivo “riqualificazione energetica” non possa prescindere da accordi e azioni integrate con il livello regionale e locale.
Riguardo al meccanismo degli incentivi fiscali, i nuovi orizzonti conseguenti al recepimento della Direttiva EPBD dovrebbero portare ad una maggiore attenzione al concetto di riqualificazione globale, il quale dovrebbe essere incentivato in maniera più favorevole rispetto a interventi isolati e godere anche di facilitazioni nella fase iniziale della decisione.
L’agevolazione per l’acquisto di caldaie a gas ad alta efficienza, ad esempio, se risponde a una politica nazionale di fornitura energetica molto mirata ad accordi con i Paesi grandi produttori di gas, da sola, in assenza di altri interventi sull’involucro edilizio, non riesce a determinare un salto di qualità rilevante nel consumo energetico per riscaldamento.
Esperienze interessanti svolte a livello locale mostrano come le Amministrazioni pubbliche possano avviare il volano della riqualificazione energetica attraverso modesti investimenti iniziali in assistenza tecnica, necessari a fornire le necessarie e corrette informazioni ai proprietari, in modo da indurli alla decisione di investire in un percorso virtuoso riqualificazione-certificazione energetica dell’immobile.
Inoltre ed infine occorre ribadire che un meccanismo di incentivazione esclusivamente fiscale, per quanto estremamente favorevole come quello italiano, si caratterizza per una limitata penetrazione nelle aree geografiche strutturalmente caratterizzate dall’economia sommersa.
[1] I “certificati bianchi”, chiamati anche “Titoli di Efficienza Energetica” (TEE), attestano il conseguimento di risparmi energetici attraverso l’applicazione di tecnologie e sistemi efficienti. Vengono emessi dal Gestore del Mercato Elettrico (GME) sulla base delle certificazioni dei risparmi conseguiti, effettuate dall’Autorità. Un certificato equivale al risparmio di 1 tonnellata equivalente di petrolio (tep), che è l’unità convenzionale di misura usata comunemente nei bilanci energetici per esprimere tutte le fonti di energia tenendo conto del loro potere calorifico (www.autorita.energia.it)