Elaborazione degli strumenti di attuazione del Parco Naturale Regionale Fiume Ofanto e del relativo Rapporto Ambientale per la Valutazione Ambientale Strategica comprensivo della Valutazione di Incidenza Ambientale
COMMITTENTE: Provincia di Barletta Andria Trani Settore VI Servizio Ecologia
DATA DI AFFIDAMENTO: dicembre 2019
IMPORTO: € 74.615,38
RUOLO RIVESTITO: Coordinamento
- Redazione del Quadro di Conoscenza.
- Redazione del Quadro di Assetto comprensivo delle Linee guida per la realizzazione della cartellonistica nell'area parco
- Piano Pluriennale economico e sociale
- Regolamento del Parco
- Piano antincendio boschivo
- Valutazione Ambientale Strategica e Valutazione di Incidenza
- Attività di comunicazione e grafica
- Elaborazione dei contenuti del SIT
Finalità e principi di riferimento
Finalità generale del Piano è la conservazione e valorizzazione delle risorse naturali e culturali della Valle dell’Ofanto nel contesto di un modello di sviluppo durevole e sostenibile sotto il profilo ambientale, economico e sociale. Un modello capace di coniugare tradizione e innovazione nel contesto di uno sviluppo rispettoso della cultura, della storia e delle aspettative delle Comunità locali. Un modello che integri la riqualificazione fluviale e la qualità del paesaggio come prospettive inderogabili dei futuri assetti territoriali al pari delle esigenze di sicurezza idraulica e resilienza territoriale.
Il Piano è ispirato ai seguenti principi e concetti fondamentali:
- Concepire il Piano come “progetto di territorio”, un Piano non solo di divieti e limiti ma di azioni di conservazione attiva e di sviluppo locale sostenibile e partecipato.
- Perseguire un modello di “coevoluzione tra uomo e natura” che declini il concetto di “sostenibilità dello sviluppo” non solo sotto il profilo ambientale, ma anche sotto il profilo economico e sociale.
- Promuovere la “territorialità attiva”, cioè la gestione consapevole, organizzata e partecipata dell’ambiente, favorendo e coordinandosi con i nuovi strumenti di governance di bacino quali il Contratto di Fiume, e favorendo la “custodia del territorio e del paesaggio” (land stewardship) attraverso processi inclusivi di mobilitazione e valorizzazione delle risorse sociali, culturali, tecniche ed economiche entro contesti istituzionali e sistemi di relazioni e regolazioni per la sostenibilità dello sviluppo.
- Riconoscere, valorizzare, premiare, compensare, incentivare e perequare gli apporti degli attori territoriali nel garantire e migliorare gli equilibri ambientali e i servizi erogati dagli ecosistemi per il benessere della popolazione (“servizi ecosistemici”) quale principio fondamentale per il perseguimento di una “economia circolare” integrata a principi di giustizia sociale e obiettivi di progresso civico inclusivo.
- Promuovere e diffondere i principi e i concetti fondamentali alla base del Piano nella programmazione di livello locale, regionale e nell’utilizzo dei fondi europei e nazionali
- Favorire l’effettiva attuazione del principio di sussidiarietà di cui all’art.18 della Costituzione italiana in coerenza con i principi di cogestione
Il Quadro Conoscitivo
La redazione del Quadro conoscitivo ha preso avvio da un’attività di raccolta e sistematizzazione del patrimonio di dati, informazioni e conoscenze desumibili dalle molte fonti a disposizione. Siamo in presenza di una situazione particolarmente complessa e stratificata in termini di competenze amministrative, di strumenti di pianificazione, di apparati conoscitivi - dal PTPR della Regione Puglia alla pianificazione di Bacino, ai PTCP, fino alla pianificazione locale e alla molteplice pianificazione di settore. Con gli strumenti di pianificazione del Parco l’intendimento è quello di offrire un insieme agile e coordinato di regole, indirizzi strategici e progetti che possa inserirsi in modo complementare e sinergico nel contesto generale della programmazione e pianificazione territoriale. A questo scopo è certamente utile un Quadro conoscitivo ampio e diversificato che, riagganciandosi e integrando gli apparati conoscitivi esistenti – PPTR, PTCP e studi promossi dall’Autorità di Bacino – sia di riferimento per le valutazioni e la gestione del Parco.
Mobilità lenta nel Parco
Il sistema infrastrutturale per la mobilità dolce, rappresentato nella Tavola VII.8 Mosaico delle Reti della mobilità lenta regionali e provinciali, è costituito da:
- la rete dei percorsi ciclabili a scala regionale, che si relaziona con le reti di scala superiore, nazionali ed europee, cioè i progetti Bicitalia (di valenza nazionale) ed EuroVelo (di valenza europea);
- gli itinerari a piedi e la viabilità storica di interesse storico e culturale, rappresentati dalle Vie Francigene del Sud e la via Appia;
- la rete dei tratturi, antichi percorsi della transumanza ritenuti di interesse per i collegamenti e la mobilità lenta;
- i nodi intermodali di interscambio tra differenti tipologie di sistemi di trasporto.
La rete dei percorsi ciclabili è stata desunta dal Piano Regionale della Mobilità Ciclistica (PRMC) della Regione Puglia, che ha lo scopo di perseguire, attraverso la creazione di una rete ciclabile regionale, obiettivi di intermodalità e di migliore fruizione del territorio. Il PRMC individua un sistema ciclabile regionale in seguito alla ricognizione delle pianificazioni già vigenti e dei percorsi ciclabili già consolidati e mette in relazione questi elementi con le reti di scala superiore, nazionali ed europee, cioè con i progetti Bicitalia ed EuroVelo. L’area dell’ambito spaziale bio-regionale è attraversata da 5 itinerari ciclabili nazionali, un itinerario della rete europea di EuroVelo e un itinerario della rete regionale:
- Itinerario Bicitalia n. 3 - Ciclovia Romea Francigena
- Itinerario Bicitalia n. 6 - Ciclovia Adriatica
- Itinerario Bicitalia n. 8 – Ciclovia degli Appennini
- Itinerario Bicitalia n. 10 - Ciclovia dei Borboni
- Itinerario Bicitalia n. 11 - Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese
- Itinerario Ciclovia Valle dell’Ofanto.
Lo sviluppo di Itinerari Culturali tra cammini e cicloturismo
Il Fiume Ofanto rappresenta un corridoio naturale di collegamento interregionale tra l’Appennino e il mare Adriatico ed è stato luogo importantissimo sia in epoca protostorica, sia nella storia delle civiltà italiche e ancor più dall’avvento di Roma in poi, come è dimostrato dal passaggio di vie di comunicazione romane di importanza cruciale, a partire dall’Appia. Per questo l’Ofanto è definito nel Piano del Parco come “un corridoio spazio-temporale”. Consente infatti di spostarsi attraverso i percorsi che intersecano o seguono la Valle, e, spostandosi, di entrare in contatto con un palinsesto storico che va dalla preistoria fino alle opere di bonifica e infrastrutturazione ottocentesche e novecentesche. Tutti questi punti di forza si possono oggi collocare in uno scenario ricco di opportunità, costituito dal progressivo affermarsi del cosiddetto turismo esperienziale e di quelle forme di turismo attivo, che con i cammini e le ciclovie sono ormai oggetto da alcuni anni di politiche e finanziamenti significativi di livello nazionale e regionale. Le opportunità di sviluppo del cicloturismo e degli itinerari escursionistici e culturali rappresentano una prospettiva di straordinario interesse per lo sviluppo socio-economico del Parco.
Il Quadro di Assetto
Il Piano del Parco promuovere un modello di sviluppo sostenibile che offre opportunità e non è dissipativo delle risorse ambientali e culturali; si può definire il “Piano dei Piani”, cioè il Piano che svolge il ruolo di armonizzare e stimolare verso una strategia comune i vari strumenti di pianificazione e programmazione che incidono sull’area del Parco. A partire dalla pianificazione di bacino fino alla pianificazione della mobilità, il Piano del Parco è “Piano tra i Piani”, un Piano che, senza rinunciare al ruolo di stimolo e di partecipazione attiva, è capace di inserirsi in modo coordinato nel sistema di pianificazione complessivo. In questo modo il Piano può svolgere a pieno il proprio mandato istituzionale e sociale e offrire messaggi e contenuti normativi chiari ed efficaci nel quadro della distinzione di ruoli e competenze che è premessa per un ordinato ed efficace governo del territorio.
Zonizzazione del Parco
Il punto di partenza metodologico concettuale per la strutturazione in zone del territorio del Parco è la definizione delle aree di riserva, cioè dell’insieme di aree di elevato interesse naturalistico e paesaggistico attuale o potenziale. All’interno di queste aree sono state successivamente identificate le zone A. Gli elementi in gioco per individuare le aree di riserva sono dunque:
- la fascia morfoattiva 1954-2018, l’insieme delle zone potenzialmente interessate, sulla base dell’indagine CIRF, da dinamiche laterali del corso d’acqua;
- la presenza attuale o programmata di opere idrauliche, in particolare arginature;
- la presenza di coperture vegetali naturali o seminaturali;
- la presenza di habitat;
- la presenza di segni paesaggistici della dinamica fluviale.
Programmi locali integrati
Il quadro conoscitivo di riferimento per la redazione del Piano e del Regolamento del Parco e per il Programma di sviluppo economico e sociale (PSES) si struttura in due principali campi di analisi, raccolti in due relazioni distinte: la prima riguarda “L’ambiente del parco”, la seconda relazione “Il contesto sociale ed economico”.